Il mondo è bello perché è vario Thread poster: T F F
| T F F Italy Local time: 09:53 English to Italian
Leggendo thread come questo mi convinco sempre di più che resta molto difficile arrendersi alla "semplice realtà"... Mi stupisce e mi preoccupa l'energia e il tempo che si dedica al tentativo di creare una "realtà omogena ed omologata": tariffe, volumi, produzioni, workflow...Tutto deve essere "dentro o fuori", "lec... See more Leggendo thread come questo mi convinco sempre di più che resta molto difficile arrendersi alla "semplice realtà"... Mi stupisce e mi preoccupa l'energia e il tempo che si dedica al tentativo di creare una "realtà omogena ed omologata": tariffe, volumi, produzioni, workflow...Tutto deve essere "dentro o fuori", "lecito o illecito", "giusto o sbagliato", "possibile o impossibile"...Ma rispetto a cosa? Al nostro personalissimo "microcosmo" che ci affanniamo a rendere condiviso da altri, affinché sia un po' meno "micro"? Non mi sembra una strategia tanto vincente nel lungo periodo... L'avvento dello Xliff ha reso obsoleto Trados, che oggi viene rottamato dalla casa produttrice e con lui la competenza maturata da centinaia di migliaia di traduttori, project manager ed LSP...centinaia di migliaia di euro e di ore dovranno essere reinvestiti nell'acquisto di software e nella formazione...I processi di traduzione subiranno uno stravolgimento totale ed in una misura ancora indefinibile vedranno la partecipazione delle MT... ...E noi stiamo qui a cercare di "educare" il cliente e..."Federica"? All'uno e all'altra cerchiamo di imporre una regola collettiva/universale che non abbiamo, non abbiamo mai avuto e mai avremo, e non ci rendiamo conto che così rinunciamo a vivere fino in fondo il nostro vero ruolo, ovvero quello di FREE lance! Il mondo sta cambiando il suo variegato aspetto ad una velocità impressionante... Come professionisti della comunicazione tra nazioni e culture diverse, dovremmo essere i primi a capire che ciò che è possibile in America e impossibile in Africa...che un sito web in Germania deve avere l'"impressum", ed in Italia no!...che il rosso è "giusto" in Cina e "sbagliato" in Italia...e se un collega ci dice di saper fare 10.000 parole al giorno - invece di attaccarlo - sarebbe meglio osservare il fenomeno con sincero interesse, in modo tale da imparare se c'è da imparare... E se ha detto una "bugia", c'è davvero bisogno di proseguire le indagini per 5 pagine, offendendolo più o meno marcatamente? Sono appena tornato dal MemoQFest che ha riunito a Budapest traduttori ed LSP da tutto il mondo: è sempre affascinante vedere nascere l’innovazione dalla sintesi di best practices diverse…E noi che lavoriamo nella comunicazione internazionale abbiamo il privilegio di vedere fondersi esperienze che vengono dal Texas, dalla Slovenia, dal Canada, dall’Australia… In 3 giorni ho visto a Budapest titolari di LSP cambiare il proprio modo di concepire il proprio business ed iniziare a riorganizzarlo seduta stante…Qui su Proz, vedo “imprese” 100 volte più piccole e più flessibili non riuscire ad esprimere neanche un decimo di quella capacità di autocritica e lungimiranza… Mi sarebbe piaciuto iniziare un thread sulle tematiche trattate durante questo evento, ma tornato a respirare l’area di casa Italia in Proz, credo sia opportuno prima chiedersi da cosa e verso cosa siamo realmente mossi noi traduttori in questo delicato passaggio della nostra professione? ▲ Collapse | | | Mi hai risposto anche all'altro thread... | May 11, 2010 |
Sono appena tornato dal MemoQFest che ha riunito a Budapest traduttori ed LSP da tutto il mondo: è sempre affascinante vedere nascere l’innovazione dalla sintesi di best practices diverse...
Renato, oltre alle tue considerazioni interessanti e che sinceramente condivido molto, hai risposto senza rispondermi anche all'altro thread (questo)! Dì la verità, l'hai fatto apposta? Ti sarei molto grata se invece ti soffermassi sulle tue riflessioni al ritorno da Budapest, ci avevo fatto anche un pensierino a venire ma essendo impossibilitata a prendere aerei per ragioni di salute, non ho potuto. Dai parla!!
[Edited at 2010-05-11 12:09 GMT]
[Edited at 2010-05-11 12:11 GMT] | | | Condivido tutto... | May 11, 2010 |
...ciò che ha detto Renato e attendo impaziente anch'io il suo resoconto su Budapest | | | chiave del successo? | May 11, 2010 |
Renato Renno wrote: In 3 giorni ho visto a Budapest titolari di LSP cambiare il proprio modo di concepire il proprio business ed iniziare a riorganizzarlo seduta stante…Qui su Proz, vedo “imprese” 100 volte più piccole e più flessibili non riuscire ad esprimere neanche un decimo di quella capacità di autocritica e lungimiranza… Renato, forse implicitamente hai dato una risposta: titolari di LSP di successo disponibili a cambiare mentalità per progredire, mentre altri "piccoli imprenditori di se stessi" (vogliamo definirli così?) rimangono arroccati sulle loro posizioni a farsi battaglia. E' qui una chiave per capire come mai uno è titolare di LSP di successo e l'altro no? Però non sono contraria alle battaglie che tu citi, non per educare X o Y o per metterlo in cattiva luce o chissà che altro motivo: perché ognuno deve educare se stesso ad essere la miglior versione possibile di se stesso, e il confronto - se interpretato come tale - è solo salutare. Vado a studiare, va'.... Ciao Manuela | |
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Federica D'Alessio wrote: Sono appena tornato dal MemoQFest che ha riunito a Budapest traduttori ed LSP da tutto il mondo: è sempre affascinante vedere nascere l’innovazione dalla sintesi di best practices diverse... Renato, oltre alle tue considerazioni interessanti e che sinceramente condivido molto, hai risposto senza rispondermi anche all'altro thread ( questo)! Dì la verità, l'hai fatto apposta ? Avendo appena risposto al tuo altro thread, l'ho notato subito anch'io... | | | T F F Italy Local time: 09:53 English to Italian TOPIC STARTER Quando si dice "ottimizzare" | May 11, 2010 |
Federica D'Alessio wrote: Renato...hai risposto senza rispondermi anche all'altro thread ( questo)! Dì la verità, l'hai fatto apposta ? No Fede, giuro che non ci avevo fatto caso: scrivevo il mio post mentre tu scrivevi il tuo...Cmq simpatica come coincidenza Ho letto il tuo thread - stimolante come tutti gli altri tuoi - ed ho pensato di contribuirvi! | | | MT e slow translation* | May 11, 2010 |
[*slow translation non è un espressione coniata da me, ma l'ho presa spudoratamente a prestito dal sito del nostro collega Claudio Porcellana] Visto che non vuoi raccontarci di Budapest....colgo la palla al balzo qui (anche per non aprire un thread che rischierebbe di sfociare in argomenti pressoché identici) per aprire una riflessione sulla nostra professione. Leggendo qua e là, sembra piuttosto evidente la contrapposizione tra chi si immagina un futuro di MT eccell... See more [*slow translation non è un espressione coniata da me, ma l'ho presa spudoratamente a prestito dal sito del nostro collega Claudio Porcellana] Visto che non vuoi raccontarci di Budapest....colgo la palla al balzo qui (anche per non aprire un thread che rischierebbe di sfociare in argomenti pressoché identici) per aprire una riflessione sulla nostra professione. Leggendo qua e là, sembra piuttosto evidente la contrapposizione tra chi si immagina un futuro di MT eccellenti e che invece frena molto su questo argomento, difendendo la suddetta media di 10-15 cartelle al giorno, con tutti i conseguenti discorsi sulla qualità. Ora, è evidente che in pochi anni, il mondo (e la traduzione) abbia goduto di uno sviluppo tecnologico impressionante (qualche giorno fa c'era un thread un po' amarcord sulle olivetti lettera 35) e al tempo stesso sia diventato un mercato globalizzato. Di conseguenza anche il mondo della traduzione assorbe tendenze molto diverse: da una parte ci si può ad esempio trovare, a fare lavori di post- o pre-editing per traduzioni da svolgere con MT, dall'altra si può essere il traduttore che rifiuta persino il più semplice dei CAT. [ inciso: da questo mio discorso intendo lasciar fuori le traduzioni editoriali, perché un settore a sé]. Secondo me questa è una biforcazione naturale, dovuta a tantissimi fattori, che non è ancora così chiara nella mentalità dei traduttori. E forse il problema, le discussioni in merito agli standard, alla produttività, alle tariffe medie, sorgono proprio dalla mancata percezione di questo bivio. C'è ad esempio un tipo di clientela, con grossi volumi di lavoro, la cui esigenza principale potrebbe essere, fatto salvo in ogni caso un certo standard qualitativo. una produttività costante ed elevata e un'estrema uniformità di testi (da cui la necessità di creare team di traduttori, di TM condivise e anche di MT) e d'altra parte c'è una clientela diversa, che non ha l'esigenza di una gestione dei progetti del genere, ma magari di una gestione del singolo progetto più ritagliata e più particolare. Con tutte le vie di mezzo possibili tra i due estremi. Io non vedo contrapposizione netta tra questi due approcci , che credano possano liberamente coesistere. Semmai posso intravedere una difficoltà da parte dei traduttori e agenzie di traduzione nel collocarsi in uno o nell'altro settore, difficoltà che suppongo momentanea, da cui poi sorgono buona parte delle discussioni, in merito a standard tariffari, qualitativi ecc. ecc. Del resto però a me sembra fondamentale definire in ogni caso degli standard, non tanto per dire cosa è meglio e cosa è peggio, perché entrambi gli approcci hanno pari dignità, quanto per capire almeno in che contesto ci si trova. È evidente come una multinazionale abbia esigenze e risorse differenti dalla ditta con 10 dipendenti che vuole affacciarsi sul mercato italiano e farsi tradurre il sito. Quindi il fatto discutere anche di standard, e quindi di produttività/qualità/tariffe, in questa sede non è necessariamente un anacronistico tentativo di "insegnare agli altri" o "insegnare ai clienti" (che in linea di massima secondo me sono più che ""istruitiì"") ma può essere uno spunto per differenziare, senza alcun giudizio di merito, i diversi modi di lavorare, per i diversi tipi clienti. Non è tanto una questione di parlare della Tariffa, della Qualità o della Produttività, quanto di contestualizzare la tariffa, la produttività e la qualità rispetto alla clientela che si è scelta. Per cui in un certo contesto (ad esempio lavoro in team, TM enomi, ecc. ecc.) le famose XXX parole all'ora (e quindi i 0,03 a parola) ci possono stare, e possono anche definire uno standard per quel contesto, ma senza dimenticare che ci sono i contesti in cui le esigenze (e le risorse) della clientela sono tali per cui è meglio un professionista, che probabilmente perderà in uniformità (quanto meno su diversi progetti) e produttività, ma che lavora in modo più ""artigianale"". Fatti questi distinguo, con la premessa che uno non è meno professionale dell'altro, lo stabilire degli standard non solo non è più anacronistico, ma diventa anche una stretta necessità, soprattutto per noi traduttori, per orientarci un po' meglio. Spero di non essere stata troppo fumosa o off-topic. Ale ▲ Collapse | | | Giulia TAPPI France Local time: 09:53 French to Italian + ... Concordo con Ale | May 12, 2010 |
Anche per gli abiti, c'è la haute couture, c'è il prêt à porter...e c'è chi compra abiti usati al mercato delle pulci. Ognuno fa le sue scelte, ma non possiamo dire che sia la stessa cosa, anche se si tratta pur sempre di vestiti. | | | To report site rules violations or get help, contact a site moderator: You can also contact site staff by submitting a support request » Il mondo è bello perché è vario Trados Studio 2022 Freelance | The leading translation software used by over 270,000 translators.
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