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Obbligo di partita iva per clienti esteri
Thread poster: Valentina Del Maestro
Marika Costantini
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ciao Alessandra. May 5, 2010

No, 5000 € totali, non € 5.000 a committente (confermato da mio zio che è commercialista..). Il punto è che, essendo una prestazione occasionale, non puoi emettere ogni mese allo stesso committente una ricevuta...devono essere ripartite nell'anno in modo tale che la prestazione risulti appunto occasionale (ad es. una ricevuta ogni tre mesi).
Ciao!


 
2GT
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Lavoratore autonomo occasionale May 5, 2010

Manuela Dal Castello ha scritto:
Quoto: non da messaggio ma da juke-box
"Confusione... confusione! mi dispiace se sei figlia della solita illusione e se fai confusione ..."
Accompagnamento musicale: "Confusione" di Lucio Battisti

Non fate confusione, e non fatevi confondere da commercialisti che in molti casi non meritano un cent.
La partita IVA non è legata al reddito, non è obbligatoria al di sopra di x euro o y dollari di paperopoli. E' un modo di dichiarare "io sono un professionista indipendente, svolgo un'attività lavorativa regolare = continuativa ed emetto fatture a fronte dei corrispettivi che ricevo".
...


Quoto anch'io al 100% il messaggio di Manuela (anche se non sono ragioniere come te, ma lo sono "diventato" per carenze da parte dei commercialisti), anche la parte "certo molti stranieri si chiedono come faccia uno a lavorare occasionalmente e pretendere di essere un professionista".

E' esattamente come hai descritto tu.

Invio un link che avevo inserito in un thread di circa un anno fa: http://tinyurl.com/LavAutOccasionale

Ciao!
Gianni


 
Maria Giovanna Polito
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occasionale... May 7, 2010

Ho capito tutto quello che avete detto (ed è una gran cosa per me che di solito nelle questioni fiscali non sono molto brava ad afferrare al volo), però mi sorge una domanda: come si fa a stabilire quando qualcosa è occasionale o meno? Mi spiego meglio: la legge specifica chiaramente cosa si debba intendere per "prestazione occasionale" (il fatto che si diceva prima di un tot di fatture, 3 è stato detto se non erro, in un anno ... See more
Ho capito tutto quello che avete detto (ed è una gran cosa per me che di solito nelle questioni fiscali non sono molto brava ad afferrare al volo), però mi sorge una domanda: come si fa a stabilire quando qualcosa è occasionale o meno? Mi spiego meglio: la legge specifica chiaramente cosa si debba intendere per "prestazione occasionale" (il fatto che si diceva prima di un tot di fatture, 3 è stato detto se non erro, in un anno e non una al mese) oppure no? Perchè il mio commercialista non mi ha mai detto "attenta però che per ricadere nelle prestazioni occasionali devi comportarti in questo modo" e non penso sia un incompetente... (anche se dopo tutto ciò che ho letto, magari un altro giro me lo vado a fare, ponendo anche a lui la stessa domanda).
Scusate magari se può sembrare una stupidità, ma mi pare alquanto relativo il concetto di "prestazione occasionale", sempre che, ripeto, non sia specificato dalla legge, nel qual caso non ne sono a conoscenza e chiedo lumi.

Dopo il messaggio ho letto questo, che mi lascia ancora dubbiosa:

Al fine di distinguere il lavoro autonomo occasionale ex art. 2222 dalla “mini co.co.co.” occasionale, l’I.N.P.S. precisa che, per potere inquadrare il rapporto nella prima delle due citate tipologie, deve sussistere:

• assenza di coordinamento con l’attività del committente;

• mancato inserimento del lavoratore nell’organizzazione aziendale;

carattere episodico dell’attività;

• completa autonomia circa il tempo e il modo in cui viene erogata la prestazione.

Carattere episodico: di nuovo... non si specifica se una fattura (che poi fattura non è) al mese sia o meno da intendere come episodico o meno, anche perchè poi potrebbero anche essere 30 fatture (in un anno) ma che messe insieme non arrivano neanche a 100 euro, ma che si fanno perchè magari è il cliente che te le chiede... Boh... io trovo il tutto molto relativo... poi sarà il mio rifiuto per queste cose a farmele considerare così...

[Edited at 2010-05-07 16:54 GMT]
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Manuela Dal Castello
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occasionale May 10, 2010

Maria Giovanna Polito wrote:

Scusate magari se può sembrare una stupidità, ma mi pare alquanto relativo il concetto di "prestazione occasionale", sempre che, ripeto, non sia specificato dalla legge, nel qual caso non ne sono a conoscenza e chiedo lumi.



Purtroppo è difficile dare regole precise. Se fai 3 fatture (o notule o ricevute) in un anno e due sono per lo stesso committente, l'occasionalità non è così evidente.
Invece se di fatture ne emettessi 100 e due fossero per lo stesso committente il caso sarebbe diverso.

In genere, più di due lavori per uno stesso committente indicano una certa "regolarità", ma non è una regola fissa, quindi non si può dire in assoluto "fino a 3" o "più di 3".
Si tratta sempre di un'interpretazione, e qui entra in gioco il commercialista più o meno di manica larga o più o meno ligio. Stesso discorso in caso di ispezione fiscale, l'ispettore può avere una visione più restrittiva o più ampia, il che non vuol dire che si commettano irregolarità ma che potrebbe essere necessario sostenere certe tesi anche di fronte a richieste "pressanti" di spiegazioni - male non fare, paura non avere: se sei ragionevolmente sicuro di non aver commesso reati e di non aver evaso non ti possono accusare di nulla, anche se magari non è facile esserne certi di fronte ad un paio di finanzieri che fanno le pulci sui documenti.

Quando mancano indicazioni numeriche nelle leggi (per fatti che d'altra parte sarebbe difficile quantificare in modo congruo) c'è sempre una quota di discrezionalità. Quanta? un tot

Manuela


 
Tom in London
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Sarò cinico ma.... May 10, 2010

Marika Costantini wrote:

Perché fior fiori di commercialisti hanno creato dei problemi ?


Perché conviene a loro.


 
Pierluigi Bernardini
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è esatto Nov 22, 2010

2G Trad wrote:

Manuela Dal Castello ha scritto:

Non fate confusione, e non fatevi confondere da commercialisti che in molti casi non meritano un cent.
La partita IVA non è legata al reddito, non è obbligatoria al di sopra di x euro o y dollari di paperopoli. E' un modo di dichiarare "io sono un professionista indipendente, svolgo un'attività lavorativa regolare = continuativa ed emetto fatture a fronte dei corrispettivi che ricevo".
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Invio un link che avevo inserito in un thread di circa un anno fa: http://tinyurl.com/LavAutOccasionale

Ciao!
Gianni


Buongiorno a tutti,

rispolvero la discussione.
Sulla obbligatorietà della partita iva con clienti UE non mi pronuncio, perché non sono al corrente della cosa.

Però visto che si riparla ancora una volta dei fatidici 5.000 euro "italiani"...

sì, è giusto infatti ciò che è nel link che hai citato.

La legge non obbliga nessuno ad aprire partita iva quando si superano i 5.000 euro complessivi, bensì quando con lo stesso committente si superano i 5.000 euro o i 30 giorni di attività...
Sono questi i numeri... certamente il buon senso è poco compatibile con dei numeri ed è una legge un tantino incongruente, perché prevedrebbe dei casi limite un po' assurdi. Ma tant'è.

Non so se ci marcino o siano impreparati ma i commercialisti che dicono che è obbligatorio passare a partita iva al solo superamento di 5.000 euro complessivi (di più committenti) in ogni caso sbaglia.

Avevo linkato in un'altra discussione questo, che parimenti credo chiarisca ampiamente il discorso:
http://www.fiscoitaliano.altervista.org/collaborazionioccasionali.htm

I 5000 euro complessivi riguardano esclusivamente l'iscrizione all'INPS, e al superamento di tale soglia scatta l'obbligo da parte del committente di pagare per i suoi 2/3 i contributi al prestatore del servizio.
Poi che questo sia rognoso per il lavoratore e per il committente può essere vero ma è un altro discorso...


Volevo anche dire comunque che è vero che la partita iva agli occhi di un cliente o potenziale tale può sembrare immagine di maggiore professionalità, però ora non facciamo che chi lavora con prestazioni occasionali debba per forza essere non professionale o poco professionale...

Al di là del discorso clienti esteri io credo fermamente che la professionalità si veda anche in molte altre cose, come la qualità del proprio lavoro (in primis), la serietà e il modo di porsi col cliente e non solo dal regime fiscale che si sceglie di adottare, cosa che in teoria, fino a prova contraria, al cliente non dovrebbe interessare, perché è un elemento che riguarda solo il traduttore. Poi nella pratica evidentemente sì, ma pazienza.

Possono esserci traduttori "occasionali" molto più preparati di altri con p. iva o che lavorano da anni... e non è difficile né immaginarlo né constatarlo.

E' per discutere e riflettere, non certamente per polemizzare, sia chiaro.


 
Manuela Dal Castello
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non proprio Nov 22, 2010

Pierluigi Bernardini wrote:

Volevo anche dire comunque che è vero che la partita iva agli occhi di un cliente o potenziale tale può sembrare immagine di maggiore professionalità, però ora non facciamo che chi lavora con prestazioni occasionali debba per forza essere non professionale o poco professionale...

Al di là del discorso clienti esteri io credo fermamente che la professionalità si veda anche in molte altre cose, come la qualità del proprio lavoro (in primis), la serietà e il modo di porsi col cliente e non solo dal regime fiscale che si sceglie di adottare, cosa che in teoria, fino a prova contraria, al cliente non dovrebbe interessare, perché è un elemento che riguarda solo il traduttore. Poi nella pratica evidentemente sì, ma pazienza.

Possono esserci traduttori "occasionali" molto più preparati di altri con p. iva o che lavorano da anni... e non è difficile né immaginarlo né constatarlo.

E' per discutere e riflettere, non certamente per polemizzare, sia chiaro.


Sempre per riflettere, continuo nel filone: ci saranno certamente dei "non professionisti" ben preparati ecc., o meglio preparati di certi professionisti, ma se uno è considerato un professionista ci sarà pure un motivo... sono d'accordo che non basta la partita IVA, che fa però parte di un modo di porsi.
Se io mi presento come dilettante, perché un'agenzia dovrebbe prendermi seriamente?
Se io dico "sono un soprano bravissimo ma canto solo al karaoke tra amici" non posso pretendere di cantare alla prima della Scala....
Secondo me facciamo troppo spesso l'errore di generalizzare e di "accettare tutto": invece i clienti, giustamente, non lo fanno, e tra chi si presenta in un modo e chi in un altro sceglieranno chi dà più affidamento, più garanzie che il lavoro sarà fatto bene, chi è più preparato... insomma chi è più professionale (a parte chi considera i traduttori come una versione leggermente più costosa di google translate, che ha altri parametri).

Poi non è vero che ai committenti non interessa il regime fiscale del fornitore, è come dire che non gli interessa la tariffa: ad esempio se un'agenzia italiana lavora con un freelance straniero (esempio che mi è stato fatto pochi giorni fa) ha meno adempimenti fiscali perché non paga la ritenuta d'acconto; ok, se è in UE deve compilare l'Intrastat, ma se è fuori UE nemmeno quello, e per un'agenzia la ritenuta d'acconto da pagare per X fornitori sono contanti che si pagano in anticipo....
Non possiamo generalizzare, soprattutto quando si tratta delle tasche degli altri (ritorno all'affermazione "non ti fidar del fisco se non hai letto, sviscerato e compreso un argomento al 200%").
Manuela


 
Lionel_M (X)
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Intrastat Nov 22, 2010

Se posso fare un commento, la compilazione dei moduli INTRASTAT NON riguarda chi ha la PIVA secondo regime dei minimi.

Aggiungo "ovviamente" visto che non hanno nulla a che fare con l'IVA.

Buon lavoro a tutti


 
Pierluigi Bernardini
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d'accordo in parte Nov 22, 2010

Manuela Dal Castello wrote:

Pierluigi Bernardini wrote:

Volevo anche dire comunque che è vero che la partita iva agli occhi di un cliente o potenziale tale può sembrare immagine di maggiore professionalità, però ora non facciamo che chi lavora con prestazioni occasionali debba per forza essere non professionale o poco professionale...

Al di là del discorso clienti esteri io credo fermamente che la professionalità si veda anche in molte altre cose, come la qualità del proprio lavoro (in primis), la serietà e il modo di porsi col cliente e non solo dal regime fiscale che si sceglie di adottare, cosa che in teoria, fino a prova contraria, al cliente non dovrebbe interessare, perché è un elemento che riguarda solo il traduttore. Poi nella pratica evidentemente sì, ma pazienza.

Possono esserci traduttori "occasionali" molto più preparati di altri con p. iva o che lavorano da anni... e non è difficile né immaginarlo né constatarlo.

E' per discutere e riflettere, non certamente per polemizzare, sia chiaro.


Sempre per riflettere, continuo nel filone: ci saranno certamente dei "non professionisti" ben preparati ecc., o meglio preparati di certi professionisti, ma se uno è considerato un professionista ci sarà pure un motivo... sono d'accordo che non basta la partita IVA, che fa però parte di un modo di porsi.
Se io mi presento come dilettante, perché un'agenzia dovrebbe prendermi seriamente?
Se io dico "sono un soprano bravissimo ma canto solo al karaoke tra amici" non posso pretendere di cantare alla prima della Scala....
Secondo me facciamo troppo spesso l'errore di generalizzare e di "accettare tutto": invece i clienti, giustamente, non lo fanno, e tra chi si presenta in un modo e chi in un altro sceglieranno chi dà più affidamento, più garanzie che il lavoro sarà fatto bene, chi è più preparato... insomma chi è più professionale (a parte chi considera i traduttori come una versione leggermente più costosa di google translate, che ha altri parametri).

Poi non è vero che ai committenti non interessa il regime fiscale del fornitore, è come dire che non gli interessa la tariffa: ad esempio se un'agenzia italiana lavora con un freelance straniero (esempio che mi è stato fatto pochi giorni fa) ha meno adempimenti fiscali perché non paga la ritenuta d'acconto; ok, se è in UE deve compilare l'Intrastat, ma se è fuori UE nemmeno quello, e per un'agenzia la ritenuta d'acconto da pagare per X fornitori sono contanti che si pagano in anticipo....
Non possiamo generalizzare, soprattutto quando si tratta delle tasche degli altri (ritorno all'affermazione "non ti fidar del fisco se non hai letto, sviscerato e compreso un argomento al 200%").
Manuela


Ciao Manuela,

Il tuo discorso è chiarissimo,
d'accordissimo che un'agenzia magari preferisce lavorare con qualcuno che ha partita iva piuttosto che con uno che fa prestazioni occasionali perché magari deve pagargli i contributi oppure nel caso da te citato.

Però intendevo dire che questi secondo me sono aspetti pratici, che fanno sì la differenza, e non li condanno, è un dato di fatto, ma non dovrebbero costituire criterio per stabilire la professionalità di un traduttore.

E' fin troppo logico e ammissibile che un'agenzia scelga in base al proprio tornaconto, però basare la propria opinione di un traduttore su questo elemento trovo che sia un atteggiamento un po' sbagliato e irrispettoso del nostro mestiere.

Un traduttore con p. iva può essere più "economico", "conveniente" per un'agenzia, ma non necessariamente più "professionale".

Se così fosse tutti i traduttori che lavorano in regime di prestazione occasionale perché a loro conviene in quel periodo così, fanno altri lavori, hanno altri proventi, lavorano part-time, o altri motivi, sarebbero dei "dilettanti".
Anche questo è "generalizzare" e credo non sia proprio così, anche se all'occhio di pragmatici committenti.
Ma gli aspetti economici, come si sa, prevalgono su tutto.

E' l'equazione "traduttore senza p. iva (se pur dei contribuenti minimi)" = "dilettante" emersa dalle discussioni precedenti che mi stona un po'. Tutto qua.




[Edited at 2010-11-22 17:50 GMT]

[Edited at 2010-11-23 10:05 GMT]


 
Valentina Del Maestro
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Bando alle generalizzazioni... Nov 25, 2010

Pierluigi Bernardini wrote:

E' fin troppo logico e ammissibile che un'agenzia scelga in base al proprio tornaconto, però basare la propria opinione di un traduttore su questo elemento trovo che sia un atteggiamento un po' sbagliato e irrispettoso del nostro mestiere.

Un traduttore con p. iva può essere più "economico", "conveniente" per un'agenzia, ma non necessariamente più "professionale".

Se così fosse tutti i traduttori che lavorano in regime di prestazione occasionale perché a loro conviene in quel periodo così, fanno altri lavori, hanno altri proventi, lavorano part-time, o altri motivi, sarebbero dei "dilettanti".
Anche questo è "generalizzare" e credo non sia proprio così, anche se all'occhio di pragmatici committenti.
Ma gli aspetti economici, come si sa, prevalgono su tutto.

E' l'equazione "traduttore senza p. iva (se pur dei contribuenti minimi)" = "dilettante" emersa dalle discussioni precedenti che mi stona un po'. Tutto qua.

Mi trovo d'accordo con Pierluigi sul discorso delle generalizzazioni. Effettuo traduzioni da anni e non ho partita IVA. Per fortuna mi è successo raramente che si appellassero unicamente al possesso di partita IVA per assegnare un lavoro, ma è successo anche quello con mia conseguente "arrabbiatura"...è un dato di fatto, però, che i clienti/le agenzie con cui lavoro ormai da tempo riconoscono la mia professionalità e non hanno assolutamente problemi ad assegnarmi lavoro, pur con prestazione occasionale




[Edited at 2010-11-22 17:50 GMT]

[Edited at 2010-11-23 10:05 GMT]


 
pcs_MCIL
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anche io come Valentina751 Nov 29, 2010

Credo lavoriamo per la stessa agenzia, poiché abbiamo ricevuto la stessa richiesta e scommetto ti hanno anche chiesto il Certificato di Residenza Fiscale. Se cerchi nei forum di proz.com non siamo le prime a ricevere tale richiesta, e c'è sempre dietro un'agenzia spagnola.
Ho provato a cercare su internet e pare che il Certificato di Residenza Fiscale andrebbe in realtà è una richiesta zelante per assicurarsi che la controparte paghi le tasse nel proprio paese, visto che la fattura è
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Credo lavoriamo per la stessa agenzia, poiché abbiamo ricevuto la stessa richiesta e scommetto ti hanno anche chiesto il Certificato di Residenza Fiscale. Se cerchi nei forum di proz.com non siamo le prime a ricevere tale richiesta, e c'è sempre dietro un'agenzia spagnola.
Ho provato a cercare su internet e pare che il Certificato di Residenza Fiscale andrebbe in realtà è una richiesta zelante per assicurarsi che la controparte paghi le tasse nel proprio paese, visto che la fattura è esente IVA.

In verità non credo che la legislazione spagnola imponga di avere un certificato all'anno per ogni partner commerciale: se io non pago o non pago del tutto le tasse sono affari miei, mica dell'agenzia!

In pratica questo certificato è semisconosciuto, a partire da ai funzionari dell'agenzia delle entrate. Io ho provato a scrivere loro per avere informazioni in merito e non mi hanno mai risposto.
La sfiga è che il certificato ha valenza annuale, che va richiesto di persona all'Ag. delle entrate, ci paghi il bollo, e quindi devi armarti di pazienza e fortuna...parecchie volte. Magari all'estero sono in grado di stamparlo comodamente online, ma in Italia è uno sbattimento.

Come anche la storia della p.iva per rapporti commerciali intra-UE: sarà stato fatto con le migliori intenzioni, ma in realtà "sega le gambe" a molti, per non parlare delle complicazioni che comporta, specialmente in un paese ultra-burocratizzato come l'Italia, spesso in ritardo con le strutture e i servizi rispetto all'emanazione di nuove norme (vedi intrastat entrato in vigore senza che fossero ancora disponibili i moduli per adempire agli obblighi....).
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milena ferrante
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Agenzia spagnola mi richiede intrastat Jul 9, 2012

In realtà ho ricevuto in questi giorni da un'agenzia spagnola la richiesta di numero di partita IVA intracomunitaria.

L'agenzia sostiene che io posso avere il numero senza aprire una Partita Iva.

Continuo a spiegare che a quanto ho letto non è vero ma loro continuano a sostenere il contrario.

Insomma da tutto quello che ho letto si evince che un soggetto che lavora emettendo notule (ricevute con codice fiscale) e non ha partita IVA non può avere il nume
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In realtà ho ricevuto in questi giorni da un'agenzia spagnola la richiesta di numero di partita IVA intracomunitaria.

L'agenzia sostiene che io posso avere il numero senza aprire una Partita Iva.

Continuo a spiegare che a quanto ho letto non è vero ma loro continuano a sostenere il contrario.

Insomma da tutto quello che ho letto si evince che un soggetto che lavora emettendo notule (ricevute con codice fiscale) e non ha partita IVA non può avere il numero di registrazione intrastat o no?

Ho cercato dappertutto, ho chiesto anche all'agenzia dell'entrate e sapete cosa mi hanno risposto?

L'addetta allo sportello non ne sapeva nulla, non sapeva nemmeno della sua esistenza e mi ha consigliato di aspettare la fine di luglio quando si libera un'altra addetta che forse dovrebbe saperne qualcosa.

Ma vi pare possibile?

Nel frattempo io non so cosa rispondere all'agenzia che mi ha già pagato ma pretende il numero IVA che non ho.
E intanto faccio la figura dell'inadempiente quando invece pago le tasse fino all'ultima lira.
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2GT
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... Jul 9, 2012

milena ferrante:
Insomma da tutto quello che ho letto si evince che un soggetto che lavora emettendo notule (ricevute con codice fiscale) e non ha partita IVA non può avere il numero di registrazione intrastat o no?


I lavoratori autonomi occasionali non hanno P. IVA (per questo sono occasionali) e non possono richiedere l'autorizzazione alle operazioni intracomunitarie che viene fornita solo a chi è in possesso di una P. IVA.

Per cui, stando così le cose, non potrai mai fornire all'agenzia spagnola quello che ti chiede.

Se pensi che la tua attività non sia più occasionale, dovresti aprire la P. IVA (richiedendo contestualmente l'autorizzazione per le operazioni intra UE: http://bit.ly/PBuuop ) e collaborare con clienti UE.

Ciao!
Gianni


 
milena ferrante
milena ferrante  Identity Verified
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Finalmente si capisce Jul 10, 2012

Ok, grazie, perchè nessuno neanche l'agenzia delle entrate era in grado di fornirmi questa informazione, che del resto mi sembrava logica.

Però in questo mare di contraddizioni ovvio che non si capisce più niente.

A presto e grazie!


 
Angie Garbarino
Angie Garbarino  Identity Verified
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Forse il problema è che in Spagna in effetti si può Jul 10, 2012

milena ferrante wrote:



L'agenzia sostiene che io posso avere il numero senza aprire una Partita Iva.



Mi spiego meglio, si può richiedere il ROI (che è l'iscrizione al VIES) con il solo codice fiscale (NIF per i cittadini spagnoli, NIE per gli stranieri), posto che si dichiari la professione e di conseguenza si paghi l'iva incassata ogni tre mesi e il seguro (equivalente all'inps).

Probabilmente la richiesta dell'agenzia viene da questa differenza.

se trovo un link te lo posto magari ti serve per far capire all'agenzia la differenza.

Angie

[Edited at 2012-07-10 16:24 GMT]


 
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